Io e il mio Caos. Istruzioni per l'usabilità (di entrambi)


Ho preso un micetto.
Anzi, lui ha preso me.
Mi ha stregato una mattina pregna di casi e coincidenze.
C'avete mai pensato? le cose più belle sono quelle che capitano "per puro caso".
Che Dio lo benedica "il puro caso" dico io.
Insomma, dopo varie orrende vicissitudini gattifere (che magari vi racconterò in un altro post, perchè "tutti devono sapere") sono incappata in lui, perchè - come mi han detto in tanti - si vede che lui era quello giusto, lui era il micetto destinato a me.
E' rachitico, denutrito, spelacchiato, mangia poco e va avanti a ricostituenti. Ma è oggettivamente bellissimo.
E mi sta cambiando la vita.
Il problema è che avere un essere vivente che dipende da te ti fa sentire in colpa.
In colpa perchè lavori tanto e lo trascuri, in colpa perchè non puoi giocare ogni momento con lui, in colpa perchè sai che in casa si annoia ma due gatti no, ve ne prego, ora proprio no.
Ti senti in colpa anche per averlo preso, ma poi pensi che l'hai salvato da una vita in gattile e allora passa, il senso di colpa, passa in secondo piano.
Lui fa cose strane, tipo dormire su di me, cerca il contatto fisico continuo, è troppo piccolo per non avermi scambiato per la sua mamma. Proprio quello che non voglio essere, la sua mamma, ma vaglielo a dire a un micetto che l'ha visto poco, la mamma? E allora accetto le sue fusa continue, la sua ricerca di me, il suo aspettarmi davanti la porta quando sente il portone aprirsi, stiracchiandosi perchè fino a tre secondi prima dormiva ma ora è lì, sempre nello stesso punto, ad aspettare che quella porta si apra.
Accetto tutto questo e lo ringrazio perchè davvero io avevo bisogno di lui e l'ho voluto tanto e l'ho cercato tanto e non potevo immaginare che fosse così bello averlo in casa fino a quando non è entrato, un Sabato, in casa mia.
L'ho chiamato Caos, perchè io sono un caos di donna e il mio animale domestico non può che esser identico a me, prendere le mie abitudini, i miei difetti e risparmiarsi i pregi. Dopo due giorni già ruzzolava giù - signorino sbadatello - da ogni mobile della casa, sbadato appunto, com'è la sua padrona. 
Ora inizierà la conoscenza vera di noi, l'accettarci per come siamo, il sopportare i nostri difetti (lui ama i miei divani, io pure, ma vorrei conservarli intonsi; io ho questa pessima abitudine di usare quel mostro tonante che chiamo "aspirapolvere") l'adorare i suoi vezzi (come quando gli accarezzo la testolina e lui alza la zampina cercandomi) e di strada ne faremo insieme, perchè - tanto per fare un esempio - io sono fermamente convinta che un giorno lui imparerà che stare sul mio segretaire mentre lavoro non significa, per forza, camminare avanti e indietro sulla tastiera del pc.
Questo è solo l'inizio, di una fantastica avventura, una delle tante che vivo in questi mesi, mesi così pieni di cose che non so contenerle tutte nel cuore e nella testa, piene di persone, viaggi, situazioni e ora, piene pure di gommini, zampotte e vibrisse.

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