Fenomenologia del lievito madre e del perchè non saró mai una vera foodblogger

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non ti senti perfetto e manco ci tieni a esserlo


In principio fu un ammasso di farina, acqua e poco altro. 
Poi, pian piano, curato con amore e dedizione come fosse un primogenito, prese vita la massa voluminosa, gassosa e blobbante chiamata lievito naturale.
La capistipide di tutti gli impegni, una massa che viveva una vita propria e che chiedeva solo di essere amata e rinfrescata ogni tanto.
I giorni passavano e la massa (che chiameremo amichevolmente "Janet" ) cresceva.
All'inizio Janet non richiedeva particolari attenzioni, potremmo dire che, come un neonato, mangiava e dormiva.
Ma pian piano la sua crescita miracolosa obbligò a una separazione, che sapeva di divisione, la sua moltiplicazione portò alla spartizione.
Così i panetti divennero due e il primogenito divenne madre, la madre di tutti i pani lievitati, di tutte le pizze fatte in casa e via discorrendo.
Ma a forza di lievitare, di crescere e di moltiplicarsi, Janet divenne più di quanto la famiglia che la ospitava potesse sopportare e fu la volta dei regali.
Una madre a me, una madre a te e una madre pure a lei così fanno sei (semi cit. solo per veri amanti della musica italiana) ma non bastava mai, lei cresceva, e più cresceva più aveva bisogno di attenzioni, di spartizioni, perchè che fai " 'a butti, enno eh..."
E poi arrivò il tempo delle vacanze, la settimana biancamacheseipazza 'ndo vai e Janet chi la rinfrescacazzo!
Conosco persone che per il cane non festeggiano il Capodanno, "perchè sai...i botti gli fanno paura e allora, stiamo tutti qui a casa vicinivicini".
Ecco. In confronto all'impegno con Janet il loro è come i primi tre mesi insieme di due novelli sposini: 'na passeggiata de salute.
E così, alla fin fine, anche considerando che Janet santapace non è un essere davvero vivente, la decisione è presa, anzi, la decisione viene presa senza accorgersene.
Iniziano le dimenticanze...il suo posto nel frigo diventa invisibile, dimenticato, si confonde con il frigo stesso.
Alla domanda: "A Janet c'hai pensato tu?" si risponde
La prima volta:  "Ah no, cavolo!"
La seconda: "Ah no!"
La terza: "Ah, no, uff"
La quarta: "Ah no, e checojonijanet!"
La quinta: "chi è Janet?"
E così si conclude la storia di Janet e del perchè, io, non sarò mai una vera foodblogger... 

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