A volte, semplicemente, sparisco




Nell'era social, nel tempo delle condivisioni, nell'anno del successo "vorrei ma non posto" io, a volte, sparisco.
Sparire nel 2016 significa, semplicemente, spegnere il telefonino o anche solo disattivare la connessione web.
E il mondo resta fuori. 
Non è la prima volta che lo faccio e non sarà nemmeno l'ultima.
Mi basta poco, mi basta una goccia, mi basta un like, una condivisione, una foto, che si sommano a serie di "mavedetediandarvenetuttiaffancina" per farmi strabordare.
Le reazioni sono inaspettate.
La gente ti dà per morta, malata, suicida, insomma oh, mai nessuno che pensi "figo, Nàima sarà fuggita con il suo grande amore su un'isola deserta" chissà poi come mai, se non dai notizie tutti pensano al peggio...
Stare alcuni giorni senza social, senza chat, senza pc è meglio di un week end alla spa, è disintossicarsi da tutto e pensare, davvero, solamente a se stessi, è parlare solo con le persone che ti capitano davanti, tipo come nel Medioevo ma più pulite e profumate è mandare sms e telefonare (o riceverne) è un vivere di cose più concrete del virtuale e - troppo spesso - inafferrabile mondo 3.0
Spegnere questo mondo virtuale è spesso un bisogno - pericoloso - che ho.
Pericoloso perché se una che ci vive e ci lavora con i social decide - a singhiozzo - di metterli in standby vuol dire che - forse - non sta lavorando bene con questi social, che li sta facendo entrare tanto anzi troppo e allora cosa fare? Beh, io sono una persona istintiva, irrazionale (se m'incazzo) e violenta nelle azioni (sempre e solo se m'incazzo...) e così, pure se vivo di sfumature, in questo caso (e il coro in sottofondo dice "in questo caso quando? ah, sì, se t'incazzi") vivo in bianco e nero anzi, in total black e stacco. Tutto.
La reazione degli amici è spesse volte irrazionale, altre volte stupida, altre superficiale
Si parte da vere e proprie scenate di inopportuna gelosia, ad opera sia di uomini che di donne (?!?) passando per smemoramenti "Ah, giusto, hai la connessione staccata" poi incredulità ripetute "ma che ANCORA hai la connessione staccata?!" per finire in domande ripetute "perché/ma come mai?/ma è tutto a posto?"
Ringraziando chi preferisce scervellarsi sui perché e sui per come invece di farmi 'na chiamata e dire "Uè, ce stai, ciao eh! ma che fine hai fatto?" concludo dicendo che ho bisogno di cose vere, di farla semplice, di vedere e toccare, di solide realtà (!!!) io che respiro e mi nutro di virtuale sono poi la prima che si avvelena, di virtuale, e come un clown serba del nero dentro io spengo il finto e cerco la più cruda, violenta e unica delle realtà, quella che esiste da sempre, da secoli, quella dell'occhio che non inganni, del sorriso che non camuffi, del tono di una voce che non controlli.
È (anche) per questo che, a volte, io sparisco...

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