Come quando si tornava a scuola dopo l'estate...
"Quano siete felici, fateci caso" Kurt Vonnegut
Per me Settembre è il mese dei nuovi inizi.
L'ho sempre preferito al troppo inflazionato Gennaio. Sarà che è sempre stato il mese della scuola che ricomincia, del tran tran post vacanze, delle riaperture, del fremere per nuovi progetti, del rimettersi in ballo, del ricominciare con la vita dopo la molle estate. I primi quindici giorni li affrontavo come un lento riavvicinamento alla normalità, un appropinquarsi alla cima per poi gettarsi a capofitto dalla vetta con una bici da cross senza freni, con le gambe larghe e i piedi che perdono la presa sui pedali, il vento in faccia, i capelli scompigliati dall'aria, i sassi sotto le ruote, le buche improvvise, gli alberi schivati e giù fino a valle, in una corsa rapida ed adrenalinica che mentre la decrivo mi fa ricordare la me ragazzina che queste cose le faceva davvero, magari non gettandosi da alte vette ma dalle discese delle strade del paesello paterno, quello sì.
Adesso che non ho più quattordici anni però,
la discesa inizia prima, i tempi per i lenti avvicinamenti non ci sono più, se li è mangiati questo anno pazzo che ho vissuto, iniziato lo scorso Settembre, che mi ha fatto vivere tanto, cambiare molto, che mi regala ampi margini di miglioramento e valide e concrete opzioni per essere felice.
E da queste base io riparto.
Dimentico il resto, il passato prossimo, per non parlare di quello remoto, che ho già digerito e smaltito nell'unico modo possibile...
Rido.
Rido di me.
Rido della mia testardaggine, delle lotte con la mia vocina che mi dice sempre quale sia la cosa giusta da fare, la vocina che sfanculo ogni volta e da cui torno - mesta e con la coda tra le gambe dopo tot - per dirle "avevi ragione tu".
Ho imparato.
Ho imparato a perdonare, non gli altri ma me stessa.
Ho imparato che non siamo perfetti, che un inciampo non vale come una caduta, che se oggi non è giornata lo sarà domani, o farò in modo che lo sia.
Ho incominciato a mettere in pratica quello che predico. Ho scoperto che fa male ma che - nel macro periodo - se è comunque l'unica cosa giusta da fare allora è quella che bisogna seguire e il tempo mi dà puntualmente ragione. Basta non pensare al percorso ma alla meta.
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