Vi presento (mon) Chéri

 


Ci sono cose che non programmi. Anzi.
Ci sono cose che cerchi di evitare con tutte le tue forze, da cui fuggi per anni ma che il destino ti ripresenta davanti, all'improvviso, #quandomenoteloaspetti e a cui sei alla fine costretta a cedere, perché questo - il Fato - ha deciso per te.
A me è successo con un cane (lo so, lo so, cosa state pensando, state pensando "povera Nài, proprio mai 'na gioia eh... si riferiva #soloauncane")

E' che io non avevo alcuna intenzione di prendermi ANCHE un cane

già ho due gatti, era improponibile, ingestibile, inopportuno, era proprio 'na grande cazzata. 
E per questo il 24 Marzo ho preso un cane.



Sono andata a una festa in gattile per comprare un po' di cioccolato, far del bene a dei micetti e vedere un paio di amiche. E niente...so tornata a casa con una "canetta" che ho chiamato Chéri.
Chéri mi ha obiettivamente scelta, era lì dal mattino e passava di braccia in braccia e quando ho detto, in contemporanea con la mia amica Sonia: "ma quasi quasi se non la prende nessuno me la porterei a casa io" ecco che mi è stata messa in braccio, e in due minuti era già con il muso sotto il mio piumino, per proteggersi dal vento di quella giornata, con gli occhi chiusi e la mente già a casa mia.


L'ho presa con me in un momento particolare della mia vita e sento di dovermi occupare di lei, di doverla proteggere, come ora mi sto occupando di me, come ora io - e solo io - posso proteggere me stessa.

Ha portato gioia, divertimento, novità e distrazione; 

ha portato anche sconvolgimento degli orari, redistribuzione delle risorse, appuntamenti a raffica dal veterinario, shopping canino (che comunque è shopping per cui resta un'attività sana, dispendiosa ma terapeutica) pipì, traversine e cacca. Tanta cacca.
Io la vivo come una compagna di merende, una tipina pelosa con cui girarmi la città, il litorale e con cui andrò in vacanza.
Il mio progetto era di andare a NY. 
Ora penso di andare al lago, in Umbria.
'Na tristezza infinita, se ci pensate, una gioia e una curiosità incredibile, dal mio (nuovo) punto di vista. 

Quello che ancora non mi spiego è la maniera pittoresca con cui le persone hanno vissuto questa mia terza "adozione a quattro zampe".

Come.
Fosse.
Un.
Figlio.
Ora, chiariamo. Non è stato il senso di maternità mal celato, non è stato il desiderio di allargare la famiglia che mi hanno spinta a prendere un cane; non riesco a considerarla un bam-bi-no e non mi sento sua madre semplicemente perché
- lei è un canide
- io sono un'umana.

Siamo di due specie differenti, non comunichiamo e non ci comprenderemo mai se non per alcuni vocalizzi ben assestati, lei caga in pubblico e lo farà fino alla fine dei suoi giorni, ha i peli, è femmina ma non sarà schiava della ceretta e - soprattutto - non crescerà mai, non diventerà indipendente e, l'età in cui un figlio esce dall'adolescente lei, se sarà fortunata, la sfiorerà e poi morirà.

Non giudico le persone che chiamano "figlia mia/bella de mamma/varie ed eventuali" le loro bestiole ma resto perplessa quando si parla di me come di "sua madre". 
E' logica, mica altro.
Ma se proprio dobbiamo darle una contestualizzazione all'interno della società umana per come la viviamo noi, se proprio non vi piace l'idea che si tratti di  una "bestiola" allora, parlando per statistiche, e considerando la quantità di cani maschi che mi mettono sull'attenti quando la sentono arrivare credo che per me sarà più naturale viverla come l'amica figa che rimorchia tutti nella cui ombra, al massimo, potrò vivere remissivamente.

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