Non si può soffocare un'emozione


Io c'ho provato. Giuro che c'ho provato. 
A non scrivere di te, in nome della nostra non amicizia, in nome del fatto che non mi sono mai completamente fidata di te, in nome del rispetto che porto alla morte.
Ma ecco, non ci sono riuscita.
Sei morta improvvisamente, sei andata via prima da noi e poi da questo mondo.
Quando lui ha scandito le parole "è-m-o-r-t-a", durante quella telefonata assurda, il primo pensiero che ho avuto era che forse, stavolta, forse avevi esagerato, comprendo andar via, comprendo scegliere strade differenti ma fingersi morta per non farsi trovare mai più...
E il fatto che non  sia stata l'unica a pensarla così la dice lunga su cosa ci hai lasciato, sull'immagine che avevamo di te.
Tu eri la donna forte, con le palle, testarda e...forte, ancora forte, sempre forte. La donna che avrebbe sconfitto tutto, sempre, anche la morte, perché dovevi vivere, per quel tuo figlio di 19 anni già orfano di padre. 
E poi da te ci si poteva aspettare di tutto, quindi perchè no, perchè non simulare la morte. Ho impiegato minuti interi a comprender che tutto era vero, che - come te n'eri andata via dall'ufficio e dalle nostre vite - eri andata via dalle vite di tutti, di chi ti amava, di chi ti voleva bene, di chi ti era affezionato. 

Ho scoperto che erano in tanti, a volerti bene, e che comunque in tutti hai lasciato un segno, molto profondo, più di quanto avremmo potuto immaginare noi stessi.

A 48 anni, senza nessun preavviso, sei scomparsa. Associare la morte a te è un'idiosincrasia. Tu eri la vita, l'amavi e sapevi goderne, nonostante i compromessi che accettavi e l'assurdità del tuo passato, pieno di segreti e buchi neri e misteri.

Io non credo in un Dio ma credo nel destino, nelle Parche che tessono via via la nostra vita e nella forbice che ad un certo punto taglia quel filo, senza una ragione che sia comprensibile all'umano pensiero. 
Credo nel fatto che dentro di noi si percepisca l'arrivo della fine, credo nella liberazione dai dubbi e dai segreti di una vita in nome della verità dell'inimmaginabile. Ho aperto questo post con l'immagine di una donna che si allontana su dei tacchi a spillo, una donna come potevi essere tu, caviglia sottile, scarpa alla moda, il nero che amavi, questa, la tua ultima foto nel profilo su Facebook. Te lo sentivi? lo sapevi? l'aspettavi? comunque sia per noi, Lulù, resterai sempre un mistero, ed io - che ancora ti vedo in ogni Smart grigia e ti penso, ogni volta che pronuncio il nome della collega che ti ha sostituito, che è il tuo stesso - ancora non riesco a credere che tu sia morta improvvisamente e non smetto di immaginarti viva, su una spiaggia bianca, a passeggiare di fianco al mare che tanto amavi, con al polso quella catenina da cui non ti separavi mai, che brilla al sole del tramonto in una giornata come tante della tua nuova "vita".

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