Si parla così tanto di vino e così poco di moderazione


Avete mai sentito uno chef parlare di dieta? Avete mai sentito un critico gastronomico parlare di alimentazione sana? Be' io ho sentito (anzi letto) un giornalista enogastronomico (che non citerò per sua scelta) scrivere non solo di vino ma anche di moderazione.

Che poi quando lo leggi pensi "bè certo, che c'è di strano, il vino è buono ma va consumato con attenzione." E allora come mai ne sentiamo parlare nelle pubblicità progresso, nei telegiornali, nelle rubriche salutiste ma chi si occupa di vino ogni giorno, chi ne scrive e ne sa, chi accosta quotidianamente piatti a bevande alcoliche non aggiunge mai alla frase: "ad un risotto di pesce abbinate pure un Ferrari Perlè del 2004..." la postilla "...ma, mi raccomando, un bicchiere o poco più".
Il motivo resta ancora sconosciuto; forse si ha paura di andar contro le Cantine consigliando di consumarne meno? Forse si pensa che l'argomento sia di pertinenza altrui? Non c'è dato saperlo, almeno per ora.
Io però una mia personalissima idea me la son fatta: il male è insito nella cultura degli eccessi: gli eccessi che la nostra società invoca ed èvoca. Troppe volte ho sentito giovani ventenni vantarsi dei loro bagordi etilici, ho visto donne perdere una lucidità normalmente ostentata, ho ascoltato storie di stravizi presentate come borderline del fascino umano. Quando la società in cui siamo a mollo cambia i riferimenti del buon senso e ciò che non si dovrebbe fare viene presentato come segno distintivo di successo, come un sapersi godere la vita, allora a cosa possiamo aggrapparci per non perderci nel mare di promiscuità di valori in cui rischiamo di affogare? Possiamo solo affidarci al nostro buon senso, alle regole non scritte che ci hanno tramandato e ultimo ma non ultimo invocare l'aiuto di quei soggetti che con le loro parole contribuiscono a scrivere la società in cui vivamo mano a mano che la viviamo. Giornalisti enogastronomici pienamente inclusi!

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