Un libro, un blog (ed un cocktail)


Gli ingredienti mancano dal primo all'ultimo: io non sono una giornalista, non potrei permettermi di scrivere recensioni di libri o di blog, questo non è un mommy blog e io non sto pensando di avere un figlio. Però questo è il mio spazio e nel mio spazio, quasi fosse la mia stanza, io ci faccio entrare chi voglio. E questo libro lo merita. 

L'ho letto mesi fa, nel viaggio di ritorno in treno dalla Repubblica di San Marino. Mi ha presa subito. Mi ha presa tanto. Mi ha presa al punto che, pur stando seduta nel posto che è il mio preferito, vicino al finestrino, non ho mai alzato gli occhi, mai girato la testa per guardar fuori. Tutto quel che mi interessava era dentro il treno, tra le mie mani e lo stavo leggendo. Un libro scritto da una ragazza un po' più giovane di me che vive nella mia stessa città, che ha vissuto esperienze parallele a molte sue coetanee, ha studiato, si è laureata, ha iniziato a lavorare ed a costruirsi una carriera ma la cui vita ad un certo punto ha preso una piega diversa, è cambiata tutta d'un tratto: è rimasta incinta, ha aperto un blog, è diventata mamma, ha pubblicato un libro, sta contribuendo a far crollare anni di tabù e banali luoghi comuni e, ah, si, bé sta diventando giustamente famosa per questo.
Si perché alla faccia di tutte le super mamme, di tutte quelle donne che il giorno in cui si svegliano incinta decidono di esser state create per fare le mamme, alla faccia del "mio figlio è l'unico motivo per cui sono stata creata" e de "il senso materno ce l'hanno tutte le donne...per forza!" bé lei da tre anni porta alta la bandiera di tutte quelle mamme che "si, ok un figlio ma ci sono anch'io" dei "me lo tieni solo due orette? io stacco un po' e vado a farmi un aperitivo con le amiche" dei vari "io non ce la posso fare, io adesso come ce la farò?" e dei "io forse stavo meglio prima (ma forse no)!"
Siamo dovuti arrivare nel ventunesimo secolo perché una donna dicesse a tutte le altre: "guardate che se pensate di non farcela, se pensate che non siete nate per immolare le vostre esistenze sull'altare dei vostri figli non vuol dire che siete sbagliate, non vuol dire che siete  madri crudeli o snaturate, non vuol dire che non saprete prendervi cura del vostro bambino e essere delle buone madri vuol dire solo che oltre alla mamma in voi c'è di più e non sentitevi in colpa se a quel "di più" non volete rinunciare; non sarete delle cattive madri per questo ma sarete delle madri più serene nel momento in cui lo ammetterete a voi stesse e soprattutto nel momento in cui il mondo che vi circonda non vi criticherà più per questo".
Il libro s'intitola "Quello che le mamme non dicono" il blog "Ma che davvero?". Bé, leggere questo libro, leggere questo blog mi ha fatto capire una cosa: sappiate future mamme che lei, Chiara Cecilia Santamaria, sta lavorando perché il mondo vi accetti per come siete.

Ora, per un attimo smetto di essere seria, rimetto i panni della food blogger ed abbino, con piacere, un piatto ed una canzone a questo libro.
Il piatto è in realtà un cocktail (e se conoscete il blog o l'autrice certo non mi darete torto)
Ingredienti:
  • 1/2 Aperol
  • 1/2 succo di pompelmo
  • ghiaccio
Spremere un pompelmo e mischiarlo all'Aperol. Riempire un bicchiere di ghiaccio e versarci dentro il mix semi alcolico. Mescolare e gustare, possibilmente su una delle terrazze di Roma, possibilmente all'imbrunire.

Una canzone mille perché
 Everyday is like Sunday - Morrissey Link You Tube

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