A me la gente piace


Tanto tempo fa scrissi sulla mia pagina Facebook di conoscere veramente bella gente, sia dal vivo che virtualmente parlando. 
Che posso dire, attiro belle persone: persone gentili, disponibili, cordiali.
Sarà un caso? Spero di no.

Lo so, una rondine non fa primavera e non tutti sono puliti, radiosi o cordiali; la città è piena di prepotenti e maleducati, li riconosci al primo sguardo, che inveiscono per un parcheggio, che fanno la cavalletta sulle strade o suonano appena scatta il verde. Eppure, nonostante loro, io mi trovo ad imbattermi in tanta bella gente.
Quella che ti sorride all'ospedale senza un perché, quella che ti saluta la mattina quando passi per andare al bar, mentre gli uccellini cinguettano e le farfalle volano, quella che ti aiuta in maniera disinteressata e potrei farne a bizzeffe di esempi così.

E poi c'è tutta quella gente che mi fa passare avanti quando sono in fila al supermercato.

E questo è un vero mistero per me, perché paio esser come una calamita, se arrivo alle casse con uno o due pacchetti in mano puntualmente la coppietta, la signora o il vecchietto davanti a me si gira, come percependo che non ho quasi nulla in mano e mi dice "ha solo quello?! MA ALLORA PASSI!!"

Sarà che quando si girano tendo "involontariamente" a piegare la testa da un lato e mi capita casualmente di fare dei sorrisi che manco Garfield e gli occhi non so eh, ma giurerei che divengono dei cuoricini che a confronto - caro gatto con gli stivali - lèvate, fatto sta che certi giorni mi sembra di vivere in un film di Jeunet. 
Ma poi penso a quelli che inveiscono per un parcheggio, a quelli che fanno la cavalletta sulle strade, a quelli che...e allora mi ricordo che la vita non è un film...

E' quasi un mese che non scrivo su questo blog. Lo preciso perchè non ho smesso di scrivere, anche volendo, non posso farlo. 
Ci sono alcuni lavori che sono più complicati di altri, perchè sono legati a doppio nodo al tuo stato d'animo. Se sei impiegato in un'azienda e curi...che so...le risorse umane, potrai essere allegro, triste, annoiato, ma questo non influirà più di tanto sul tuo rendimento. 
Se scrivi di emozioni, che siano reali, immaginarie, che te le procuri un piatto di gricia o una bombetta alla crema, devi partire da un presupposto, devi volerle sentire quelle emozioni. Altrimenti è solo una cena, un assaggio, una degustazione.
Se scrivi di te e lo fai pubblicamente devi mettere in conto che la gente ti legge.
La gente che non conosci, la gente che conosci. Devi mettere in conto critiche, curiosità, ammirazione e devi mettere in conto che il tuo diario sarà come un settimanale.

Il riccio, mica stupido il riccio. Si chiude "a riccio" perchè non gli venga fatto del male, ma anche per farne lui stesso, nel caso in cui si provasse...a fargliene. Io sto facendo il riccio da un po', mi chiudo per non scoprire il fianco, ma così facendo non vado avanti, anzi, vado indietro. Sono un ricciogambero. E i riccigamberi non esistono. O forse sono esistiti ma si sono estinti magari, e noi nemmeno lo abbiamo mai saputo per cui, è evidente che non sia una "buona cosa" essere un ricciogambero.

Per cui devo decidermi a uscire, dalla ricciogamberitudine che si è impossessata di me. Lo devo a me stessa. Mica ad altri. Ma no, forse anche ad altri, a chi mi sopporta, mi sostiene, mi perdona  se non quotidianamente quantomeno a giorni alterni, a chi si preoccupa per me. E lo devo ai tre mesi che mi mancano per diventare pubblicista, all'anno e nove mesi di fatiche per diventarlo...e poi a questo blog che davvero...è sempre l'ultimo dei miei pensieri (porello) come un parente che non chiami mai, che non senti mai, di cui non ti curi perchè tanto sai...che lui è lì...e allora va bene così.

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