Del T'A Milano e di altre divagazioni






Qualche tempo fa son stata invitata a Milano per un evento che si teneva presso il T'A Milano Store & Bistrot, il locale dei fratelli Alemagna, per degustare cioccolato, cioccolatini e quant'altro.
Considerando che ho un paio di amicizie in quel di Milano e che non l'avevo ancora mai visitata ne ho approfittato per arrivare qualche ora prima e godermi la città.
Come prima tappa, uno shopping frugale (lo so, dire shopping frugale durante una visita a Milano è come dire prima notte di nozze senza consumare) poi pausa pranzo in un ristorante giapponese e giro per la città, per ammirare soprattutto lui, il Duomo, in una piazza che - anche se affollata - a me è parsa vuota. C'era solo la cattedrale, maestosa e bianca, vestita del suo luminoso marmo di Candoglia, con le impalcature che ne nascondevano una parte, quasi si coprisse per pudicizia, per non mostrare al mondo quanto è magnifica, con una Madonnina lucente e piccolissima ai nostri occhi e noi, piccole formichine indaffarate, a fargli da humus.

Milano mi è piaciuta, tanto, e proprio non me l'aspettavo.
Da romana, una punta di superbia ce l'ho dentro anch'io, vivo nella città più bella del mondo, de che stamo a parlà.
Ma puoi anche avere mille bellezze sempre sotto gli occhi, questo non ti impedisce di apprezzare il bello, il diverso, il nuovo che c'è in ogni città che visiti ma se c'è una cosa che ho ammirato e - non mi vergogno di dirlo - invidiato a Milano non sono i monumenti, le chiese, le piazze ma è il silenzio.
Un silenzio fatto di persone che camminano composte per i fatti loro, senza un ciarlare che pare essere tipico romano. Vie affollate, piazze idem, ma una quiete o quantomeno un sommesso chiacciericcio che manca alla mia città, pregna ogni giorno che Dio manda in Terra di turisti, cittadini e semplici ospiti che paiono far a gara per lasciare un segno concreto del loro passaggio nelle orecchie altrui.
Dopo una scorsa veloce alla città l'evento.





Tutto ben congegnato, in fatto di organizzazione e di scelta dei tempi, dove noi blogger abbiamo avuto modo di studiare il locale, osservare, fotografare, degustare e poi imparare, fotografare ancora, e degustare (d'altronde non eravamo mica lì per pettinare bambole!) godere del pomeriggio e cogliere i lati d'interesse del T'A.




tutto è iniziato assaggiando praline, torte pasticce fatte di morbido gianduia con dentro frutta secca (da svenimento ragazzi), frollini e bon bon di frutta ricoperti di cioccolato




...ammirando piccole deliziose opere di pasticceria che erano i cioccolatini...




...nelle loro forme di sfera, cubo, quadrotto farcito di frutta secca e candita...



Dopo aver fatto la conoscenza con il cuore del T'A e quindi con le sue cioccolate siam passati a studiare le mosse del barman, che ci ha mostrato come creare dei cocktail e come abbinarli a degli appetizer. Nel caso foste di Milano o capitaste in città , il consiglio è proprio quello di recarvi mezz'ora prima dell'orario di prenotazione al T'A, per accomodarvi al bancone e gustare un cocktail osservando i barman all'opera.  




Il primo cocktail, Spirit & Soul è una rivisitazione di un cocktail classico della tradizione cubana, il Papa Doble (dedicato a Hemingway che, pare, lo amasse tanto) qui abbiamo del lime, un cicinin di soda, dello zucchero, e uno sciroppo a base di zafferano (non dimentichiamoci che siamo a Milano...) creato con due parti di sciroppo di canna chiarificato e uno di acqua, con l'aggiunta di pistilli di zafferano leggermente sminuzzati (che lascia un retrogusto amarognolo), il tutto su una base di rum cubano. A decoro, dato che il tutto si basa su una rivisitazione in chiave italica, ecco spuntare un rametto di rosmarino...





E' parlando con il barman che scopro che i cocktail van bevuti, dove possibile, senza cannuccia, perché - come quando gustiamo un bicchiere di vino - dobbiamo prima sentirne gli aromi e i profumi e, così come nel vino, anche nel caso dei cocktail dobbiamo arrivare solo successivamente a bere,  completando quella che è l'esperienza del gusto.

Nello spirito della giornata, con il desiderio di accostare un cocktail a un piatto e con la mente oltreoceano, dove è normale bere cocktail e portarseli fino al tavolo per continuare a sorseggiarli accostandoli alle pietanze che si ordinano per la cena, ecco spuntare un carpaccio di manzo marinato con insalatina, salsa di vitello tonnato e un piccolo pesto leggero, l'assaggio - delizioso - di un piatto più completo, che è poi nel menù del locale. 




Subito a seguire la dimostrazione della preparazione di un altro drink, il Big Momo, molto particolare, con succo di lime, base di gin e liquore alla violetta e uno sciroppo fatto al T'A a base di fiori di arancio essiccati, cardamomo e cannella. Il profumo è forte e aromatico ma il cocktail resta delicato con - alla fine - la persistenza del cardamomo. E come in cucina si selezionano le erbe, le carni e via dicendo, anche qui, nei drink, si punta alla ricercatezza nelle materie prime, come può essere la scelta di un gin di scuola londinese.






Ma è a questo punto, che approfondiamo la conoscenza con lo chef  del locale, il bresciano e pluripremiato Umberto Vezzoli, uomo simpatico e alla mano, che delizia i clienti del T'A con i suoi manicaretti, perché non si dica che questo locale è votato solo al cioccolato e che faccia rima solamente con Alemagna, T'A è molto di più.
Infine, immancabile, una breve puntatina nelle cucine del locale, a scoprire Umberto mentre spadella e impiatta i suoi ravioli al cacao con ripieno di ricotta e arancia (segue foto esplicativa)





E dopo tutto questo il ritorno a casa, scortata dall'amica senza la quale non so in che metropolitana mi sarei infilate e in quale stazione ferroviaria sarei approdata (mi perdo, non mi oriento, insomma, attenti a farmi girare sola a più di 20 km da Roma, capace non vi torno più a casa).
E infine il Frecciarossa, con un pessimo tramezzino ripieno di una salsa che se ci penso ancora mi chiedo "ma perchè..." sgranocchiando praline di zenzero candito ricoperte di cioccolato del T'A, pensando che lo zenzero candito a me non piaceva. Fino a quel momento...

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