Gli spavoli, ovvero, spaghetti di cavolo verza per tutti gli usi (e i gusti)




Oggi ho deciso di ospitare un pittoresco personaggio sul mio blog. 
Pappageno, che per gli amici ha un nome e un cognome che però preferisce celare al (grande) pubblico, mi ha donato questa ricetta che non è una ricetta, quest'idea che non è un'idea, questa invenzione che è più di un'invenzione. 
Pappageno ha creato gli spavoli. 
Anzi.
Li ha creati, cucinati, descritti e fotografati e quindi a me non resta che passar la parola a lui, sotto forma del testo - pregno di ironia - che potete leggere di seguito, tutta farina del suo sacco, in un post dove la farina è usata solo per scrivere, visto che in questa ricetta di primo piatto di lei non v'è traccia!

 
"Perfetta crasi fra le due culture alimentari germanica e italica, ho l'onore di presentarvi la mia più fortunata invenzione gastronomica. Ho elaborato il superamento della pastasciutta, (il contadinesco alimento base italiano), per lo sviluppo di un nuovo popolo efficiente, leale e disciplinato, che conservi al tempo stesso tutta la fantasia e il genio peninsulare. Il melanconico salutismo del crauto tedesco si è sposato con l’italiota decadenza del maccherone, partorendo un figlio perfetto, battezzato sotto i vessilli appaiati dello Scudo sabaudo e della Croce di ferro. Un cibo che salva tutto il gusto e l'appagamento dell’anacronistico “spago” plebeo, senza il suo immondo, innaturale potere ingrassante, in una mimesi sublime e totalizzante.

Popolo di eroi, ti presento gli SPAVOLI.

SPA-ghetti di ca-VOLI verza, ovverossia filamenti di cavolo conditi esattamente con le stesse salse e i medesimi sughi previsti per gli spaghetti. Posso assicurarvi che il misericordioso inganno per il palato è completo, e financo il gusto è ancora più allettante, dovuto alla leggera croccantezza dello spavolo. Il satollamento è completo, privo di quel ferino “abbiocco” che, immancabile, sopravviene a causa del picco glicemico procurato dalla pastasciutta.

Lasciate, dunque, che io vi salvi dalla Geenna carboidratea annunciandovi la lieta novella spavolesca. Seguitemi con fedeltà e obbedienza, e vi donerò, con un nuovo girovita, estro, efficienza, combattività. Anche dopo pranzo.

- Prendasi dunque una tonda, verde, liscia e lucida verza, con un coltellino affilato la si privi del torso. 
- Poscia, con un'affettatrice, la si affetti sottilmente, parallelamente all’asse di crescita. (In alternativa si usi un coltello a lama larga, o una baionetta del Moschetto mod. ’91)

- Si ricavino così dei sottili filamenti, i quali verranno immantinente lessati al vapore, o stufati in padella, con mezzo cucchiaio scarso di sale fino e un paio di bicchieri d’acqua.
- Dopo circa 25 minuti, gli spaghetti vegetali saranno pronti. Una volta asciugata l’acqua, si potrà aggiungere un filo d’olio e farli dorare leggermente, saltandoli con virile mossa di polso. 
- Si dovrà, infine, aggiungere la salsa di condimento: carbonara, amatriciana, pesto e ricotta, tonno, burro e salvia, insomma, qualsiasi sugo normalmente utilizzato per gli spaghetti. 
- Aggiungansi anche pecorino, o parmigiano, a discrezione, a seconda della ricetta.


Per gli amanti del culto futurista della velocità, o per le massaie con numerosa prole, ecco una versione facilitata e al fulmicotone: “Spavoli all’arrabbiata”
- Porre nella stessa casseruola, i filamenti di verza, uno spicchio d’aglio intero, un filo d’olio, passata di pomodoro, sale e peperoncino.
- Lasciar stufare il tutto e, alla fine, spolverare con pecorino.

Non dimenticate, prima di gustarli, di rendere spiritualmente un devoto ringraziamento al vostro 
Pappageno."

(il motivo per cui Pappageno abbia chiesto che celassi il suo vero nome ma scelto di farmi pubblicare una sua foto (con occhiali da sole) è direttamente associabile alla storia che lega tutti i super eroi dei fumetti. L'illusione che basti mettere una mascherina, togliere degli occhiali da vista, indossare una tutina attillata e nessuno sia più in grado di riconoscerli. A questo punto la domanda è: ma Pappageno, esiste davvero o è solo frutto della penna di qualche scrittore? Chissà...)

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