Le quattro regole della foodbloggeritudine per come la vedo io

regola della #foodbloggeritudine: la gente crede che tu abbia la scienza culinaria infusa, devi tenere botta, sempre!

Ne parlai all'inizio della mia avventura in rete, con un post che trattava dell'ansia da prestazione culinaria. A causa di questa sintomatologia, patologica in alcune food blogger, più a loro agio davanti a una tastiera che davanti a un soufflé, in questi anni ammetto di aver preso delle toppe clamorose, e tutte in presenza di ospiti, ne ricordo solo alcune:

- la pasta palesemente scotta
- il risotto che si trasforma in mastice cucchiaiata dopo cucchiaiata
- vari episodi di sale in eccesso/scarso su scaloppine gratinate (non so perchè ma 'ste scaloppine erano maledette, non a caso la ricetta non l'ho mai postata).

Ora, può capitare a tutti, direte voi. Si certo, spiegatelo agli ospiti che, solo perché scribacchio in rete di food, credono di andare a cena da un Cracco senza barba e più gioviale, vi troverete davanti gli occhi lacrimosi di gente delusa, ferita e avvilita.

regola della #foodbloggeritudine: usa i familiari come cavie ma non farglielo capire.

Con gli amici non potrebbe mai accadere ma i parenti più stretti vengono puntualmente utilizzati come cavie, perché se sono una fautrice del "non cucinare agli altri quello che non vorresti fosse cucinato a te" è anche vero che da qualche parte si deve pur iniziare, e quindi se a cena il mio compagno si ritrova sovente degli esperimenti, non sempre riusciti, che si trasformano in un "c'è del Parma in frigo? e il pane? magari ci facciamo un panino" è in realtà tutto per amore della scienza, della cucina e del prossimo, che potrà così godere solo degli esperimenti ben riusciti. 
Salvo il punto uno.

regola della #foodbloggeritudine: secondo alcuni "Noi" is the new "Io", nel dubbio, quindi, parla o quantomeno pensa al plurale maiestatis.

Quando ero una bloggercucciola e ancora non conoscevo le dinamiche dei food blog (ammetto che un grande aiuto mi è stato dato da un ebook de la Cuochina Sopraffina che mi ha fatto capire di non essere né matta né asociale, praticamente i 90 centesimi mejo spesi della vita mia) ho avuto dei contatti in ambito food decisamente prestigiosi, di cui non farò nomi perché so' 'na signora; capitava sovente che queste persone si riferissero a me parlando al plurale. Ok,  capisco l'educazione, capisco il savoir faire, capisco che ero un po' appesantita nella linea a causa dagli esperimenti culinari però...essù sono Nàima, Nai per i più fedeli... ma sempre una!
Poi un giorno uno di questi contattiprestigiosi mi ha chiesto della mia redazione? Capite? La. Mia. Redazione?? ma de che!? (direbbero a Trastevere) gestivo un blog agli esordi, mica una rivista di enogastronomia; certo, conosco gente che inventa fantomatiche assistenti che si occupano di corrispondenza spicciola ma ve ne prego... io la sera mi guardo allo specchio e vorrei evitare di ridermi in faccia. Così ho capito...

regola della #foodbloggeritudine: dovunque tu arrivi, cara/o food blogger, fly dow.

... Ho capito che spesso la gente si prende troppo sul serio.
Ho capito che c'è chi vale e chi finge, chi compra like o followers e chi se li guadagna uno ad uno e per questo li ama, uno ad uno.
Ho capito cosa volevo essere e cosa volevo comunicare
E oggi, che son passati quasi tre anni, ho accumulato conoscenza, conoscenze, contatti, esperienze, sono disillusa circa certe dinamiche ma più smaliziata rispetto a questo mondo virtuale che poi, tanto virtuale non è e nasconde dinamiche che hanno decisamente del concreto.
E quindi care e cari foodblogger ricordatevi sempre del vostro primo post, ricordatevi sempre da dove siete partiti, perchè bisogna alzarsi la mattina sapendo cosa si vuole essere e andare a letto la sera felici di quello che si è diventati e bisognerebbe farlo ogni santo giorno.

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